Intervista al Dottor Vittorio Tromellini
Da tempo mi interesso di problematiche alimentari, sovrappeso, obesità, complicanze. Addentrarsi nel pianeta diete non è facile, specie oggi che siamo letteralmente bombardati da più parti da diete di vario genere, dai nomi e dalla composizione più varia, che spesso non hanno un fondamento scientifico ma che al contrario possono avere una certa pericolosità perché seguite solo da benefici immediati e senza avere una personalizzazione che dovrebbe essere alla base dei consigli dietetici in generale.
Dottor Tromellini, quali sono le origini della “dieta mediterranea?
La storia della dieta mediterranea si può far risalire probabilmente alle abitudini alimentari degli antichi greci e alle conseguenti influenze che essi portarono nel bacino del mediterraneo nei secoli scorsi. E’ doveroso citare un medico nutrizionista italiano, L. Piroddi (Genova 1911-1999) autore del libro: “Cucina Mediterranea, ingredienti, principi e ricette”. Chi invece l’ha portata alla ribalta fu il medico- fisiologo A. Keys, che, sbarcato con la quinta armata americana nel 1944 nel Cilento, notò subito, da attento studioso, quali tipi di alimenti erano in uso nelle popolazioni meridionali italiane nel tempo. Finita la seconda guerra mondiale ritornò in America ma poi pensò bene di trasferirsi in un paesino del Cilento, Pollica, dove continuò a studiare per quarant’anni pubblicando con i suoi collaboratori vari studi osservazionali ed epidemiologici. I risultati di tali studi furono in sintesi la più bassa incidenza – circa del 30% – delle malattie cardiovascolari, specie infarto del miocardio, in queste popolazioni rispetto a quelle del nord Europa e del nord America, che abbondavano nella propria dieta di grassi animali. Per ultimo, non dimentichiamolo, la dieta mediterranea è stata annoverata nel 2010 all’UNESCO in una conferenza internazionale in Kenya, come Patrimonio Culturale dell’Umanità. Non penso che le diete che si leggono sui vari giornali ogni giorno possano paragonarsi ad essa.
Dottor Tromellini, quali vantaggi può portare assumere questo stile alimentare?
Ci sono vari studi che indicano che la dieta mediterranea abbia un ruolo non poco rilevante nel far diminuire l’incidenza della sindrome metabolica (obesità, diabete tipo 2, dislipemia, ipertensione) con tutte le complicanze ad essa associate. Non ultimo diminuirebbero certe neoplasie (colon, mammella, prostata).
Ancora, altri studiosi della materia segnalano una possibile diminuita incidenza di malattie degenerative progressive come il morbo di Parkinson, demenza di Alzheimer e depressione endogena.
Con l’applicazione su larga scala della dieta mediterranea, si inciderebbe sulla spesa sanitaria?
Non voglio addentrarmi più di tanto in considerazioni sulla spesa sanitaria perché non è il mio ambito, ma lascio ai lettori tale quesito, sapendo però che le patologie cardiovascolari sono ormai al primo posto come cause di tutte le morti, ospedalizzazioni, spese assistenziali, farmacologiche eccetera. Non penso di azzardare nel dire che si risparmierebbe su base annuale una cifra pari ad una manovra finanziaria di medio-alta entità.
Ci sono studi recenti sulla dieta mediterranea?
Voglio accennare ad un recente studio fatto dalla seconda Università di Napoli, dipartimento di medicina interna e geriatria, che in pratica considera la dieta mediterranea come un “elisir di lunga vita”, perché ridurrebbe, se seguita in modo rigoroso, l’accorciamento dei telomeri (sono le braccia terminali dei cromosomi, considerati un vero e proprio orologio cellulare) che si accorciano per misure infinitesimali ad ogni divisione cellulare, portando quindi nel tempo all’invecchiamento. Orbene, seguendo la dieta mediterranea, si ridurrebbe tale accorciamento e quindi l’invecchiamento cellulare in generale.
Ma cosa c’è alla base della dieta mediterranea?
Nutrienti semplici come la pasta, meglio se integrale, riso, orzo, che dovrebbero rappresentare il 40/60% della composizione dietetica giornaliera. Poi frutta e verdure in quantità, anche cinque porzioni al giorno, due di verdura, tre di frutta, poi legumi, carni preferibilmente bianche, pesce meglio se azzurro, latte e latticini, pochi zuccheri semplici (zucchero, dolci), poca carne rossa, poco sale, un bicchiere di vino rosso a pasto e soprattutto usare olio extravergine. Quindi grassi insaturi al posto dei saturi, alimenti ricchi di omega3 ed antiossidanti, che riducono i famosi radicali liberi che danneggiano le cellule, 1, 1,5 litri di acqua al giorno, vitamine.
Così facendo si ottiene un abbassamento del famoso colesterolo cattivo o LDL, un mantenimento del colesterolo buono HDL, ottenendo nel tempo una minore possibilità di formare placche arteriosclerotiche endoarteriose in tutte le arterie ma specie nelle arterie coronarie cardiache che essendo di diametro millimetrico, facilmente vanno incontro a fenomeni più o meno occlusivi e quindi a possibili ischemie e/o infarti.
Abbiamo visto che è importante la qualità, ma la quantità degli alimenti assunti?
Ovviamente il tutto si basa sulle K-calorie totali giornaliere da seguire, che non devono superare le 1800/2000 al dì per un soggetto di medio peso (75 Kg), quindi è importante sia la qualità che la quantità degli alimenti assunti giornalmente.