Spesso negli ambulatori specialistici si presentano pazienti che lamentano vene superficiali visibili negli arti inferiori.
Scientificamente vengono chiamate microvarici e teleangectasie, suddivise in rosse e blu; nel gergo popolare sono chiamate “capillari”.
Si tratta del 1° stadio dell’insufficienza venosa (in una scala CEAP da 1 a 6), di modesta gravità clinica, ma che può condizionare anche aspetti psicologici (insicurezza, scarsa accettazione del proprio corpo, rifiuto ad esempio di esporsi in pubblico al mare, ecc ).
Come sintomi soggettivi possono associarsi anche a pesantezza e frenesia alle gambe.
La possibilità di uno studio sempre più accurato (innocuo e non invasivo) clinico e con i moderni apparecchi ecocolordoppler consente di studiare eventuali patologie associate, come vene varicose, edemi di varia natura, evidenziare patologie posturali ecc.
Qualora vi siano patologie associate vanno trattate prima dei “capillari”, in quanto possono essere una delle cause, ad esempio con la correzione chirurgica (ora con tecniche mini-invasive spesso laser) delle vene varicose.
Il trattamento dei “capillari” si avvale principalmente della scleroterapia che consiste nell’ iniezione endovenosa in questi piccoli vasi di un liquido sclerosante.
Questo liquido determina una piccola infiammazione sul vaso trattato determinandone la chiusura e nel giro di 3-4 settimane la marcata riduzione o la scomparsa.
Va detto che nelle forme più estese e contorte le iniezioni vanno ripetute alcune volte.
L’unico vero rischio della metodica è rappresentato da una reazione allergica: sono fenomeni molto rari, perché l’iniezione è molto periferica e in genere si manifestano come piccoli ponfi (tipo punture di zanzara), facilmente trattabili.
E fondamentale che il trattamento venga fatto da specialisti (chirurghi vascolari), in grado di padroneggiare tutte le tecniche e quindi scegliere il miglior trattamento per ciascun paziente.
Questi trattamenti non richiedono anestesia, si eseguono ambulatorialmente, con immediata ripresa dell’attività normale.
In ogni caso al paziente vengono fornite al momento della visita le informazioni necessarie a un consenso adeguatamente informato.
Le sclerosanti sono dolorose?
Si tratta di piccole punture con un ago piccolissimo, per cui la puntura praticamente non si sente; vi è un piccolo bruciore legato all’ iniezione del liquido, normalmente ben sopportato; alla fine del trattamento normalmente il bruciore scompare. Naturalmente occorre considerare che la soglia del dolore è molto soggettiva.
Le sclerosanti risolvono il problema definitivamente?
No, trattano solo l’esistente ma non prevengono la formazione di nuovi vasi: il circolo venoso è un circolo dinamico, che costantemente ricrea nuovi vasi.
E’ consigliabile, per regolare la formazione di nuovi vasi riducendo quelli visibili del derma, associare, soprattutto per chi ha una vita lavorativa sedentaria o sta molto in piedi, l’uso di una calza elastica preventiva oltre a una costante attività fisica
Spesso oltre ai “capillari” si associa la “cellulite”, in particolare nelle donne: di cosa si tratta?
La cosiddetta “cellulite” è una lipolinfodistrofia: si tratta di un accumulo di tessuto adiposo (grasso) che, per ragioni ormonali, si localizza soprattutto nelle cosce delle donne: la cellula adiposa è la più grossa cellula dell’organismo ed è particolarmente ricca di acqua; per le sue dimensioni crea ostacolo ai piccoli vasi linfatici che trasportano un liquido ricco di proteine: questo aggrava l’edema e l’insieme determina il tipico aspetto di cute a buccia d’ arancio.
Come si può trattare la cellulite?
Non è un trattamento facile, soprattutto non definitivo.
Il primo provvedimento è certamente un corretto stile di vita: attività fisica aerobica, corretta alimentazione (non dimentichiamo che vi è una importante partecipazione di tessuto adiposo), terapia idropinica (bere acqua soprattutto a digiuno) e usare tisane diuretiche (tipo al tarassaco o al tè verde).
Vi sono varie sostanze (Cumarina, Flavonoidi, Centella. Ecc.) che vengono utilizzate come coadiuvanti al trattamento.
Una buona risposta, forse quella con maggiore durata (comunque difficilmente oltre 6 mesi) è data dal trattamento, da eseguirsi in ambiente fisioterapico, con cicli di massaggi linfodrenanti sec. Vodder associati a pressoterapia a bassa pressione.
Anche altri trattamenti (spesso costosi) sono stati proposti, ma con risultati in genere modesti nel medio periodo.