Intervista alla Dottoressa Maria Cristina Ferretti
Lo scompenso cardiaco viene considerato oggi una delle patologie croniche di maggior rilevanza clinica ed economica a livello mondiale.
Strettamente connesso con l’invecchiamento della popolazione può essere considerato una logica conseguenza di ipertensione arteriosa, diabete, obesità’, malattie croniche polmonari, cardiopatia ischemica ,oltre che di valvulopatie e delle malattie di pericardio ed endocardio, …
La sua prevalenza dipende dalla definizione che si adotta ma si stima comunque si attesti oggi intorno all’1-2% della popolazione adulta nei paesi sviluppati , raggiungendo il 10% fra gli over 70 di età.
Un terzo degli uomini e piu’ di un quarto delle donne over 55 rischia di sviluppare l’insufficienza cardiaca nel corso della vita e, tra i pazienti , la mortalità ad un anno (soprattutto per morte improvvisa ed aggravamento dello scompenso ) e’ del 17%per i ricoverati in ospedale e del 7% per i pazienti ambulatoriali stabili .
“Per fortuna però a dispetto della drammaticità dei dati numerici ,contro lo scompenso cardiaco abbiamo oggi delle nuove certezze ed opportunità terapeutiche e gestionali -esordisce la dr.ssa Ferretti -come emerso nel 2016 dalle nuove Linee Guida Americane dell’American Heart Association (AHA) e dell’American College of Cardiology (ACC) e soprattutto Europee (European Society of Cardiology )
Ma cosa significa scompenso cardiaco ?
“Lo scompenso cardiaco e’ una alterazione della struttura e della funzione del cuore che porta ad una sua insufficiente azione di pompa con ridotto apporto di sangue ed ossigeno verso gli organi periferici.
A livello renale l’ipoperfusione determina importanti alterazioni elettrolitiche (pompa Sodio e Potassio) e ridotta escrezione di liquidi che vanno ad accumularsi nei tessuti e in alcuni organi come fegato e polmoni ”
Ne esiste un solo tipo ?
“No . A seconda delle modalità di insorgenza si distingue l’acuto a rapido,rapissimo esordio (edema polmonare ) con conseguenze anche letali nel breve periodo,da quello cronico che si sviluppa nel lungo termine e di cui esistono diversi gradi di severità.
Se facciamo riferimento invece ai distretti corporei ove si accumulano i liquidi in eccesso , differenziamo il tipo destro con interessamento di fegato ed arti inferiori, da quello sinistro (polmoni )mentre si parla di scompenso cardiaco congestizio quando l’accumulo abnorme di liquidi interessa l’intero organismo”.
Quali sono i sintomi che avverte il Paziente ?
“Possono essere sfumati o eclatanti :una tossetta insistente ,la comparsa di dispnea (affanno) anche per sforzi abituali o a riposo .Classicamente durante la notte si trova sollievo solo aumentando il numero dei cuscini o addirittura stando in posizione eretta.
Ci può essere un aumento di peso e la comparsa di edemi (gonfiore) agli arti inferiori più o meno evidente. A volte un calo dell’appetito denuncia una compromissione epatica”.
E’ possibile prevenire lo scompenso cardiaco ?
“Si, cercando di invecchiare nel modo migliore con uno stile di vita sano .
Le corrette abitudini di vita (non fumare ,mantenere il peso sotto controllo, limitare il piu’possibile l’apporto di sale nei cibi e di grassi saturi, praticare attività fisica regolare )impattano favorevolmente anche con le patologie spesso all’origine dello scompenso :diabete di tipo II,ipertensione arteriosa,cardiopatia ischemica,limitandone la progressione e la gravità.”
Cosa fare quando siamo già affetti da queste malattie , possiamo rallentarle e prolungare la sopravvivenza?
Anche in questo caso si :la diagnosi precoce ed il corretto inquadramento clinico terapeutico e’ l’arma vincente. Le nuove Linee Guida raccomandano un attento trattamento dell’ipertensione,la somministrazione di statine ai pazienti ad elevato rischio di malattia coronarica ,mentre per il diabete abbiamo oggi farmaci che non interferiscono con l’attività e la salute del nostro cuore.
Per i casi più avanzati poi, oltre alle terapie mediche esistono devices ( es. il CRT il cosiddetto pacemaker anti scompenso)impensabili sino a pochi anni fa”.
Come si fa la diagnosi di scompenso cardiaco ?
“La clinica ed una attenta valutazione dei sintomi riferiti dal Paziente sono insostituibili.
Inoltre oggi il medico e’ supportato da una serie di indagini di laboratorio e/o strumentali che ne facilitano il compito”.
Secondo Lei c’e’ qualcos’altro che oggi può fare la differenza ?
“Certamente .Come ribadiscono le nuove Linee Guida ESC e’ vincente la gestione multidisciplinare del Paziente con scompenso soprattutto cronico. La fattiva collaborazione fra il Medico di Medicina Generale e lo Specialista Cardiologo ancora meglio se supportata dall’intervento educazionale dell’Infermiere Professionale impatta favorevolmente sulla prognosi e sulla evoluzione della malattia”.